Io non posso più dormire, ma tu hai la mia sciarpa azzurra, ti aiuta a portare i tuoi sogni? Scrivimi.
(Dino Campana, lettera a Sibilla Aleramo).
Film, letteratura, le amate serie tv, momenti epici e scene di vita quotidiana.
Non possiamo negarlo: una sciarpa o un foulard che avvolgono, che cadono, che scoprono un dettaglio del corpo sono protagoniste di molte immagini impresse nella nostra mente.
Ma…Vi siete mai chiesti qual è la differenza tra sciarpa, pashmina, e foulard? Vediamola insieme.
La sciarpa: classico intramontabile, che ci porta al freddo inverno. Avvolgente, grossa di lana che riconduce agli antichi lavori a maglia, di pile, di lino, intrecciata, colorata, scozzese o a tinta unica. Le indossiamo sopra i cappotti, adagiate con grazia per uno stile più curato, o attorcigliate intorno al collo tra un caffè al volo e l’autobus da non perdere. Vero che vi immaginate la scena?
Ai tempi dell’Antica Roma, quando veniva originariamente chiamata sudarium, letteralmente “panno per il sudore”, era usata principalmente dagli uomini e nei giorni più caldi proprio per asciugarsi dall’eccessiva traspirazione. Vi sono prove che testimoniano l’utilizzo della sciarpa anche per occasioni importanti, e lì era la qualità della stoffa a fare la differenza di utilizzo (sono stata una bambina fan di Super Quark e ne porto ancora i segni :-D). Dal terzo secolo a.C., il fascino e la popolarità della sciarpa romana giungeva in Cina dove è stata scolpita sui Soldati di terracotta della dinastia Qin Shi Huang, e rappresentava un accessorio militare usato per distinguere il rango del soldato. Dalla fine del XIX secolo, le sciarpe diventano l’accessorio di moda giunto a noi, quotidianamente utilizzato e facilmente definibile “di moda globale”.
Più sottile della sciarpa e spesso anche più lunga del consueto rettangolo da 160 cm, abbiamo la pashimina. Tradizionale accessorio persiano, la pashmina è un capo dallo stile intramontabile. Come dice il nome stesso (dal persiano «pashm», ovvero «lana»), il tessuto si ottiene dalla lavorazione della lana cashmere, fibra tessile pregiata formata con il pelo della capra Hircus, tipica delle zone dell’Himalaya. Per questo è particolarmente morbida e modellabile (fino a 5 volte più sottile di un capello umano). Si ottiene dal pelo interno, quello più tenero delle capre che pascolano nelle alte valli himalayane ad altitudini superiori ai 4500 m e temperature rigidissime (interi mesi a -35°C). Sono stati i tibetani –si dice da oltre tremila anni- a sfruttare il pelo che le capre perdono in primavera per intessere scialli caldi con cui avvolgersi nelle dure migrazioni stagionali. Ma la bellezza non passa inosservata e già nel XIV sec. un re del Kashmir monopolizzò la produzione della pashmina e iniziò a venderla nelle migliori corti reali (la regina di Francia Maria Antonietta ne aveva una collezione e persino Napoleone ne volle una da regalare alla amata!). Ma qual è oggi il modo migliore per indossarla? A differenza della classica sciarpa da avvolgere al collo, la pashmina può essere indossata anche come mantella, sopra ad un abito elegante. Le dimensioni più ampie di quelle delle comuni sciarpe e la sottigliezza del tessuto permette di avvolgerla intorno al corpo, senza correre il rischio di appesantire troppo l’outfit nel complesso. Giocando con i colori, poi, è possibile creare abbinamenti molto raffinati.
Le sere d’estate, una passeggiata in riva al mare, un leggero venticello e…una pashmina dal colore tenue da poggiare sulle spalle.
E così, con quest’immagine romantica, ci avviciniamo a lui, il signor foulard.
Non mi sento mai così definitivamente donna, una bella donna, come quando indosso una sciarpa di seta. Audrey Hepburn
La parola foulard proviene dalla lingua francese, ed è il termine con il quale si indica appunto il fazzoletto di seta. Il foulard ha un excursus di utilizzo molto interessante, non solo legato alla moda, ma anche alla vita quotidiana. È stato, per molto tempo infatti, un indumento apprezzato e molto utilizzato dalle contadine per coprire la testa dal sole mentre lavorano nei campi. E così, il fazzoletto piegato in un rettangolo e fissato sui capelli diventa parte della tradizione lavorativa delle donne, combinata con un'altra sciarpa sulle spalle. Il risultato di questa accoppiata diventa così caratteristico e pittoresco da essere oggetto di numerose opere d'arte. Basti pensare alla Testa di vecchia contadina di Pieter Bruegel o a Giovanni Segantini e il suo Ritratto di contadina Nel corso degli anni, intorno al 1900, il foulard inizia ad essere utilizzato per distinguere lo status sociale di chi lo indossa. Il materiale e le decorazioni definiscono la preziosità del capo. Spesso utilizzato da uomini e donne per le funzioni religiose domenicali, serviva non solo a coprire i capelli o la scollatura delle signore ma anche ad arricchire i loro abiti e dare eleganza agli abiti indossati. In questo modo il foulard diventa un elemento distintivo e conquista il suo posto nella storia del costume. Nell'ambito dell'abbigliamento il loro utilizzo può essere vario. Troviamo foulard non solo annodati in modo tradizionale come descritto,ma anche intorno al manico della borsa, come cintura o anche semplicemente infilato nel taschino della giacca, lievemente in evidenza. Può essere di innumerevoli colori, o stampato con varie fantasie. Ma fu negli anni '50 e '60 che il foulard divenne un vero e proprio must-have grazie alle numerose star del cinema e alle importanti personalità del tempo che fecero da vere e proprie testimonial per questo raffinato oggetto in pura seta. Vere e proprie icone di questa moda sono state Audrey Hepburn, Grace Kelly, Chaterine Deneuve e la first lady Jacqueline Kennedy Onassis che spesso la sfoggiavano sulla testa annodata sotto il mento, abbinata a splendidi occhiali da sole. La versatilità del foulard implica inoltre che non esiste una stagione specifica per indossarlo: può essere utilizzato tutto l'anno e si adatta a qualsiasi tipo di evento.
Non potrei mai riconoscere il mio armadio senza lo sciarpone verdone fatto ai ferri da mia nonna e l’elegante foulard di seta blu di mia madre, che indosso pochissimo ma che guardo sempre, dietro l’anta scorrevole, e che dice cose di me.
E voi, in quale dei tre accessori vi riconoscete maggiormente?