cos e la pashmina come distinguere quelle originali
pubblicato il:17/04/2023

Cos'è la pashmina, come distinguere quelle originali

Se si immaginano le steppe aride che si aprono sull’altipiano tibetano, le lande del Nepal, il Ladakh e le sterminate steppe ai piedi dell’Himalaya non può che venire in mente un mondo ruvido di genti e animali scolpite da un clima inospitale e impietoso. Nessuna dolcezza, nessun frutto succoso o foglie grasse tra gli arbusti coriacei e bassi, battuti dal vento, torturati dal gelo e da lunghi periodi di sepoltura sotto la neve. Chi può vivere in un mondo del genere? Lo yak, una specie di mammut peloso, le capre e poco altro. Eppure proprio tra le capre di quei luoghi inospitali si nasconde un tesoro di morbidezza e calore.  Tra quelle lande vive un tipo di capra che “nasconde”  un tesoro ormai conosciuto in tutto il mondo. La Capra hircus o Changthangi, che vive nella catena montuosa dell’Himalaya, fornisce il pelo con il quale si tesse la pregiata lana Kashmir o cashmere con la quale si confezionano  i prodotti tessili conosciuti come Pashmina. È la lingua persiana o farsi a battezzare il finissimo tessuto pregiato fornendo ad esso il più semplice dei nomi: pashm ovvero lana, quasi che la sua qualità ne avesse raggiunto il punto talmente alto da farsi paradigma perfetto di tutte le lane.

Il tessuto ha origini molto antiche. Alcuni campioni di fibre di lana sono stati scoperti da manufatti in rame nella zona archeologica di Harappa, la città la cui fioritura risale all’epoca del Bronzo, durante la Civiltà della valle dell Indo, una civiltà che si sviluppa da tremila anni a mille e settecento anni prima di Cristo. I filati rinvenuti sono già molto simili al tessuto Pashmina e allo Shahtoosh. Altre tracce se ne trovano in India trecento anni prima di Cristo. Fu Babur sovrano fondatore dell'Impero Mughal in India che alla metà del cinquecento stabilì la pratica di concedere ai suoi favoriti il khilat o "vesti d’onore” capi di abbigliamento in tessuti pregiati. Il khilat era  concesso ai membri della corte (chiamata durbar) per onorare un lungo e onorevole servizio, un grande risultato, o, in generale per dimostrare il favore reale. Nei primi tempi, il khilat era costituito da un insieme di vesti, che includeva un turbante, un cappotto lungo, un abito, una giacca aderente, una fascia, uno scialle, pantaloni, una camicia e una sciarpa. Uno o tutti questi potevano essere in tessuto pashmina e ricamati con fili dorato.

Così come per la storia dello shahtoosh, altro pregiatissimo tessuto proveniente da animali dell’altipiano himalayano, furono i sovrani della dinastia Moghul, la dinastia musulmana che governa l’Asia centrale e parte dell’India da metà del cinquecento all’inizio del XVIII secolo, a dare grande impulso alla diffusione e alla promozione di questa lavorazione. Una produzione su larga scala che inizia nel mille e quattrocento con il sovrano del Kashmir Zayn-ul-Abidin. E ancora come nello shahtoosh è Srinagar, la capitale del Kashmir il centro nevralgico della produzione. Una produzione che tuttora va effettuata a mano perché la fibra che costituisce il Pashmina è tra le più sottili e delicate, tanto da non poter sopportare una lavorazione in telai meccanici.

Ed è proprio da questa caratteristica che si può cominciare a valutare l’autenticità di un tessuto Pashmina. Se si osserva la tessitura si deve diffidare di quelle realizzate tono su tono, impossibili da realizzare a mano e quindi certamente tessute da un telaio jacquard. Ma come si è detto la vera fibra con cui si intesse il pashmina non è in grado di sopportare le tensioni di un telaio meccanico: solo la delicata mano di un esperto tessitore può addomesticare quella fibra e certi disegni tono su tono sono impossibili da eseguire a mano.

È ancora la maestria dei tessitori a mano che rivela l’autenticità del Pashmina. Osservando il fronte i punti di tessitura tra un lavoro manuale e uno meccanico sono difficili da distinguere ma sul retro, generalmente la differenza è più marcata. La densità dei punti nel lavoro fatto a mano è serrato, ben definito mentre quello a macchina è evidentemente più ripetitivo privo di quelle caratteristiche imperfezioni tipiche della lavorazione manuale.
Sempre dal punto di vista visuale va considerato che il pashmina originale è spesso decorato con motivi tradizionali come paisley o fiori. In particolare il Paisley è un disegno caratteristico che raffigura un motivo vegetale a forma di goccia, di origine persiana, chiamato boteh o buta. Tale disegno viene considerato da alcuni studiosi di design quale il risultato tra la convergenza di un tralcio floreale stilizzato e di un cipresso: simbolo zoroastriano di vita ed eternità. Tali disegni sono divenuti molto popolari in Occidente nel XVIII e XIX secolo, a seguito delle importazioni provenienti dall'India britannica, in particolare riprodotti sugli scialli del Kashmir, e poi imitati localmente. I falsi pashmina spesso hanno stampe o disegni stampati, che non hanno la stessa qualità e dettaglio dei tessuti fatti a mano.
La provenienza, se è possibile verificarla, deve essere rigorosamente identificata nella zona di produzione nella regione dell’India settentrionale del Kashmir. Tutto ciò che è tessuto in altre aree quali il Nepal, la Mongolia e altri stati indiani non si può considerare Pashmina originale.
L’etichetta (per quanto si possano falsificare anch’esse) deve riportare la dicitura 1oo% cashmere, l’unico materiale con il quale si può intessere, a mano, gli scialli pashmina.
Ma la riprova più semplice, quella per la quale non bisogna essere un esperto di tessuti, o di artigianato orientale, è il prezzo al quale uno scialle o un altro prodotto di lana viene offerto. Il Pashmina non è un tessuto economico. La ragione di quest’ultima riprova è abbastanza evidente: in primo luogo la preziosità della materia prima con l’uso esclusivo di pura lana di cashmere senza possibilità di aggiunte o integrazioni di altri tessuti. In secondo luogo la necessità di una attenta lavorazione manuale da parte di artigiani esperti, che rende la produzione lenta e laboriosa.
C’è ancora una caratteristica che può rivelare l’originalità di uno scialle pashmina ed è una prova sensoriale che, sulla base della sensibilità dell’acquirente. Un vero scialle pashmina si rivela al tatto subito estremamente leggero, morbidissimo e immediatamente caldo.

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